La dislessia evolutiva costituisce l'entità clinica più rappresentativa della categoria dei disturbi specifici dell'apprendimento (DSA). Con tale termine si intende una difficoltà nella lettura non dovuta ad altri fattori, come cattiva istruzione, deficit sensoriali o ritardo mentale.
Una condizione costituzionale come i disturbi specifici dell'apprendimento, ha una base biologica, pertanto continua a persistere anche in età adulta. La base neurobiologica dei DSA è supportata da numerose ricerche e scoperte (Galaburda et al., 1985; 2006). Numerosi studi recenti (per esempio Linkersdorfer et al., 2012), soprattutto nel campo del neuroimaging strutturale e funzionale, hanno permesso di individuare aspetti strutturali presenti già prima dell'apprendimento della lettura. In sintesi, si riscontrano nei soggetti con dislessia riduzioni significative di attività in aree della corteccia posteriore e una relativa iperattività di aree della corteccia frontale sinistra o di aree dell'emisfero destro. Quest'ultimo dato avrebbe un significato di attivazione di risorse compensative. Poiché molti di questi riscontri sono stati ricavati da studi di neuroimaging su giovani adulti, è chiara la persistenza anche nell'adulto di differenze cerebrali strutturali e funzionali che costituiscono il substrato per il funzionamento cognitivo caratteristico dei soggetti con disturbo di lettura, seppure in forme meno evidenti per l'effetto di strategie compensative e di controllo. Il soggetto adolescente o giovane adulto con dislessia presenta un quadro caratterizzato dal sommarsi del deficit di base con i processi e le strategie di compensazione che rendono il risultato finale (il successo accademico e formativo) talora scarsamente correlato all'efficacia dei processi di decodifica. I dati della letteratura sugli adulti sono complessivamente scarsi e riguardano quasi esclusivamente il contesto di lingua inglese, per cui la generalizzazione alla realtà italiana dovrebbe essere compiuta con cautela, tenendo conto delle diverse caratteristiche ortografiche delle due lingue. In età adulta spesso permane la lentezza nella lettura, mentre l'accuratezza migliora, con la presenza di pochi errori, ma di solito caratteristici: autocorrezioni, esitazioni, sostituzioni, come ad esempio errori di anticipazione basati sulla parte iniziale della parola. Esistono tuttavia anche casi in cui la velocità di lettura raggiunge livelli normali, o quasi normali, ma a scapito dell'accuratezza e comprensione. La lentezza può estendersi oltre i processi di lettura, investendo altri aspetti, quali ad esempio la stesura di un testo scritto, o attività non strettamente correlati, come l'organizzazione di un piano di azioni in sequenza. Le modificazioni che portano ad un graduale miglioramento del disturbo, talora si scontrano con l'aumento delle richieste che, in parallelo, l'ambiente scolastico pone ai ragazzi con DSA, dando per scontato che le abilità di base di lettura, scrittura e calcolo siano acquisite e automatizzate. Appare evidente, quindi, che i DSA, data la loro cronicità e persistenza nel tempo, non rappresentano un ambito di interesse che riguarda solo l'età evolutiva. Il problema continua infatti a manifestarsi in età adulta e richiede specialisti e servizi che se ne occupino. Buona parte dei soggetti con DSA vengono identificati nei primi anni di scolarizzazione, ma i casi più lievi possono emergere solo alla scuola secondaria o addirittura all'università. Esiste inoltre una parte di persone adulte che non ha mai ricevuto una diagnosi. Riferimenti bibliografici: Ciuffo M., Angelini D., Rodolfi C.B., Gagliano A., Ghidoni E., Stella G. (2019) BDA 16-30 Batteria Dislessia Adulti. Prove di Lettura, Scrittura e comprensione. Manuale. Giunti Psychometrics. Comments are closed.
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Dott.ssa Maria Rosaria TamborrinoPsicologa e psicoterapeuta Archivio
Marzo 2023
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