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Il Disturbo della coordinazione motoria

4/9/2018

 
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Il "Disturbo della coordinazione motoria" è caratterizzato dalla presenza di abilità intellettive e linguistiche adeguatamente sviluppate e da un ritardo nelle capacità motorie.

Le caratteristiche che vengono osservate di frequente sono:
  • impaccio nei movimenti;
  • difficoltà nelle abilità grosso-motorie, nelle abilità fino-motorie o in entrambe;
  • ritardo nello sviluppo di alcune capacità motorie come andare in bicicletta, afferrare una palla, saltare una corda, allacciare i lacci delle scarpe.
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Sono presenti difficoltà nello svolgimento di attività che richiedono equilibrio e l’uso coordinato di entrambi i lati del corpo (ad es. tagliare con le forbici, esercizi aerobici, tenere in mano un bastone da hockey, ecc).

Può essere presente bassa tolleranza alla frustrazione e scarsa autostima. E' frequente che i bambini con questo disturbo mostrino mancanza di interesse o evitino quelle attività in cui hanno delle difficoltà. L’affaticamento e i ripetuti tentativi senza successo possono spingerli a evitare di prendere parte ad attività motorie.

Possono essere presenti importanti difficoltà nello svolgimento delle attività della vita quotidiana (ad es. vestirsi, usare le posate, lavarsi i denti, chiudere le cerniere, preparare uno zaino).

Secondo il "Manuale diagnostico dei disturbi mentali" (DSM-V) i criteri di inclusione per il Disturbo della coordinazione motoria sono:
  • l'acquisizione e l'esecuzione delle abilità di coordinazione motoria sono sostanzialmente al di sotto dei livelli attesi per età cronologica e per le opportunità ricevute;
  • il deficit delle abilità motorie deve interferire con lo svolgimento delle attività quotidiane attese per l'età (ad esempio, cura della propria persona, utilizzare oggetti di uso comune), anche in ambito scolastico e lavorativo.

Inoltre, il disturbo non deve essere spiegato dalla presenza di disabilità intellettiva, deficit visivo, o altre patologie neurologiche (paralisi cerebrale infantile, distrofia muscolare, ...).

Secondo Lingam et al. (2009), il disturbo ha una prevalenza del 1.7%, quasi doppia nei maschi rispetto alle femmine.

Riferimenti bibliografici:
  • American Psychiatric Association (2014). DSM-5. Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina Editore.
  • Vio C. e Lo Presti G. (2014). Diagnosi dei disturbi evolutivi. Modelli, criteri diagnostici e casi clinici.

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    Dott.ssa Maria Rosaria Tamborrino

    Psicologa e psicoterapeuta

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