In questo periodo stiamo vivendo un’emergenza collettiva, legata alla diffusione del Coronavirus.
Le più recenti Decretazioni e Ordinanze delle Autorità di Sanità Pubblica, alle quali fa riferimento l’Ordine degli Psicologi hanno come principio di fondo quello di minimizzare il più possibile tutte le attività in presenza, per rinviarle o sostituirle ogni qual volta sia praticabile con altre modalità di interazione (videochiamate, consulenze telefoniche, smart working, ecc.), in modo da minimizzare i rischi potenziali legati agli incontri in presenza. Molte persone vivono attualmente situazioni in cui gli aspetti relazionali, emotivi e organizzativi della propria vita quotidiana subiscono limitazioni e modifiche spesso problematiche. Per queste persone la consulenza online o telefonica può essere molto utile e può essere preziosa anche per coloro che si trovano in situazioni di quarantena o isolamento. Infatti, può costituire un’utile forma di supporto e/o continuità di una relazione terapeutica già presente. Pertanto, considerando la situazione attuale, in questo periodo le mie attività di studio in presenza sono sospese. In alternativa, è possibile effettuare dei colloqui online, attraverso le più comuni piattaforme (come Skype, WhatsApp, Zoom) o tramite servizi digitali professionali come psicoterapiadigitale.it, nel rispetto della privacy e delle “raccomandazioni del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) sulle prestazioni psicologiche attraverso tecnologie di comunicazione a distanza”. Il servizio è rivolto a soggetti adulti che hanno bisogno di un sostegno psicologico. Inoltre, è rivolto a quei genitori, che necessitano di una consulenza specialistica sulla gestione di alcune difficoltà emotive, comportamentali e di apprendimento dei propri figli. Per maggiori informazioni, potete contattarmi ai recapiti che trovate nella sezione "contatti" di questo sito. Colgo l’occasione per indicarvi le fonti ufficiali da consultare per avere informazioni attendibili:
Il CNOP ha messo a disposizione della cittadinanza un Pieghevole, cartaceo e scaricabile, con utili suggerimenti per affrontare questa situazione difficile. Vi segnalo, inoltre, questo interessante articolo, scritto dalla dott.ssa Isabel Fernandez, Presidente dell’Associazione EMDR Italia. Un’ultima informazione utile: ho aderito alla task force attivata dall’Ordine degli Psicologi della Regione Puglia per fornire sostegno psicologico. È un’iniziativa ideata per intervenire in merito a richieste di aiuto relative a condizioni psicologiche di ansia, angoscia, paura del contagio e fragilità emotive. Alla fine di questo articolo potete trovare delle infografiche, ideate dall'Associazione EMDR Italia, che possono fornirvi qualche informazione utile sulla gestione delle ricadute psicologiche del Coronavirus. A partire dal 20 gennaio 2018 presso il mio studio di Lecce saranno organizzati dei laboratori rivolti a bambini tra il 4 e gli 11 anni.
Saranno delle attività di gruppo svolte con lo scopo di potenziare le abilità cognitive, come memoria, attenzione, apprendimento. Inoltre, attraverso il confronto coi pari sarà possibile migliorare le abilità relazionali, di autoregolazione e di gestione delle emozioni. Per maggiori informazioni e prenotazioni, potete contattarmi attraverso l'area "contatti" di questo sito. Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) può assumere diverse forme, che possono essere presenti anche in contemporanea. Nella pratica clinica vengono distinti:
Disturbi da contaminazione: si tratta ossessioni e compulsioni collegate ad improbabili contagi o contaminazioni. Coloro che ne soffrono sono preoccupati dall'insistente pensiero che loro stessi, o i loro familiari, possano ammalarsi. Quindi, luoghi considerati “infetti", come bagni pubblici, autobus, ecc. vengono evitati. Se la persona entra in contatto con uno degli agenti “contaminanti”, mette in atto una serie di rituali di lavaggio, pulizia o disinfezione, allo scopo di neutralizzare l'azione dei germi e tranquillizzarsi rispetto alla possibilità di contagio o liberarsi dalla sensazione di disgusto. Disturbi da controllo: sono ossessioni e compulsioni che comportano controlli prolungati e ripetuti, allo scopo di riparare o prevenire gravi disgrazie o incidenti. Tali controlli vengono messi in atto dalla persona, sia per tranquillizzarsi riguardo al dubbio di aver fatto qualcosa di male e non ricordarlo, sia a scopo preventivo, ovvero per essere certi di aver fatto il possibile per prevenire possibili catastrofi. Controllano quindi di aver chiuso porte e finestre, il rubinetto del gas, … Superstizione eccessiva: si tratta di un pensiero superstizioso esasperato. Chi ne soffre ritiene che il fatto di compiere o meno certi gesti, pronunciare alcune parole, ripetere o non ripetere determinate azioni un certo numero di volte, sia determinante per l'esito degli eventi. Ordine e simmetria: la persona non tollera assolutamente che gli oggetti siano posti, anche minimamente, in modo disordinato o asimmetrico. Inoltre, passa molto tempo a riordinare ed allineare questi oggetti. Le ossessioni possono riguardare anche il proprio corpo. Questo tipo di problematica di solito è secondaria a tratti fortemente perfezionistici di personalità. Accumulo: è una forma più rara rispetto alle altre. Caratterizza coloro che tendono a conservare e accumulare oggetti insignificanti e inutili, perché hanno un'enorme difficoltà a disfarsene. Tale comportamento assume caratteristiche patologiche nel momento in cui lo spazio occupato dalle “collezioni” diventa tale da sacrificare la vita della persona e dei suoi familiari. Queste persone sono di solito orgogliose delle proprie raccolte e non si rendono conto, se non parzialmente, dell'eccesso. Non hanno pensieri ossessivi particolari, ma nel momento in cui gli viene chiesto di gettare qualcosa, sono in forte difficoltà. Ossessioni pure: sono presenti pensieri o, più spesso, di immagini relative a scene in cui la persona attua comportamenti indesiderati e inaccettabili, pericolosi o socialmente sconvenienti (aggredire qualcuno, tradire il partner, …). Queste persone non hanno né rituali mentali, né compulsioni, ma soltanto pensieri ossessivi. Compulsioni mentali: coloro che ne soffrono, pur non presentando alcuna compulsione materiale, effettuano precisi cerimoniali mentali (contare, pregare, ripetere frasi, …), per scongiurare la possibilità che si avveri il pensiero ossessivo e ridurre di conseguenza l'ansia. Riferimenti bibliografici: Melli G. (2011). Vincere le ossessioni. Capire e affrontare il Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Eclipsi. I bambini con mutismo selettivo manifestano un'incapacità nel parlare in specifiche situazioni sociali, come per esempio a scuola, nonostante siano in grado di farlo in altri contesti.
Il disturbo è spesso contrassegnato da un'elevata ansia sociale e si verifica sia nelle interazioni sociali con bambini sia con gli adulti. I bambini con mutismo selettivo, quando incontrano altri individui non danno inizio ad una conversazione oppure non rispondono quando altri parlano con loro. Questi bambini parlano in casa in presenza di familiari stretti, ma spesso capita che non parlino neanche davanti ad amici o a parenti. Rifiutano frequentemente di parlare a scuola, con conseguente compromissione a livello scolastico. Talvolta per comunicare utilizzano strategie non verbali, come indicare o scrivere. Secondo il Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-V), affinché si parli di mutismo selettivo, tale condizione deve interferire con la vita di tutti i giorni, come per esempio nei risultati scolastici o nella comunicazione sociale. Inoltre, la durata deve essere di almeno un mese (non limitato al primo mese di scuola). Il disturbo non può essere spiegato da un disturbo della comunicazione, come un disturbo della fluenza, e non si manifesta esclusivamente durante il decorso di disturbi dello spettro autistico o disturbi psicotici. L'esordio del mutismo selettivo avviene di solito prima dei 5 anni di età, ma il disturbo può non giungere all'attenzione clinica anche fino all'inizio della scuola primaria, dove si ha un aumento dell'interazione sociale e dei compiti come leggere ad alta voce. Riferimenti bibliografici: American Psychiatric Association (2014). DSM-V. Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina Editore. La caratteristica fondamentale del disturbo ossessivo-compulsivo di personalità è la preoccupazione per l'ordine e il perfezionismo a spese di flessibilità, apertura ed efficienza. Di solito inizia entro la prima età adulta ed è presente in diversi contesti della vita della persona.
Gli individui con disturbo ossessivo-compulsivo di personalità cercano di mantenere la sensazione di controllo attraverso un'attenzione estrema per le regole, i dettagli, le procedure e le liste, al punto che spesso perdono di vista lo scopo principale. Sono eccessivamente accurati e prestano un'eccessiva attenzione ai dettagli. Il perfezionismo e gli elevati standard di prestazioni che essi si impongono causano loro una compromissione significativa della vita quotidiana. Gli individui con disturbo ossessivo-compulsivo di personalità mostrano una dedizione eccessiva al lavoro e alla produttività, fino all'esclusione delle attività di svago e delle amicizie. Quando occupano del tempo per le attività ricreative o per le vacanze, sono molto a disagio, a meno che non si siano portati dietro del lavoro. Questi individui possono essere eccessivamente coscienziosi, scrupolosi e intransigenti in tema di moralità e possono anche essere molto critici nei confronti dei propri errori. Le persone con disturbo ossessivo-compulsivo di personalità sono caratterizzate da rigidità e testardaggine. Sono totalmente presi dalle proprie prospettive che hanno difficoltà a riconoscere i punti di vista degli altri. Il disturbo osssessivo-compulsivo di personalità è da non confondere con il disturbo ossessivo-compulsivo. Per maggiori informazioni clicca qui. Riferimenti bibliografici: American Psychiatric Association (2014). DSM-5. Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina Editore. Il termine "educazione emotiva" si riferisce ad una serie di tecniche utili per educare i bambini (ma anche gli adulti spesso hanno bisogno di una rieducazione) a trasformare le proprie emozioni, imparando a usare in modo costruttivo la propria capacità di pensare in modo razionale (Di Pietro, 1999). Tali metodologie non vanno applicate solo con bambini che hanno particolari difficoltà emotive, ma sono utili a tutti i bambini. Di seguito parleremo di una metodologia molto interessante, la cosiddetta "oasi" o "ascolto pulito". Si tratta di un modo "pulito", ovvero non contaminato da altro, di ascoltare, un gioco da fare il più spesso possibile con il proprio bambino e per il quale servono circa 10-15 minuti. Si invita il figlio a trasferirsi nella sua cameretta dove non si verrà disturbati dal telefono, dal computer o dagli altri. Poi si propone il gioco chiedendo: "Dimmi tre cose belle e tre cose brutte che ti sono successe oggi". Se il bambino ha difficoltà a cominciare, il genitore può fare un esempio tratto dalla sua giornata. In questo modo, il genitore funge da modello che prova e affronta emozioni positive e negative. Questa tecnica consente al bambino di esprimere ciò che lo rende felice o infelice. Le prime "tre cose belle" hanno l'obiettivo di insegnarli a prestare attenzione al fatto che anche nelle giornate peggiori accade comunque qualcosa di positivo. Le "tre cose brutte" hanno lo scopo di far esprimere al bambino delle emozioni negative e di fargli capire che anche le emozioni che fanno male possono essere accettate e soprattutto condivise con gli altri. Durante l'ascolto, l'adulto dovrebbe evitare di intervenire fornendo al bambino una soluzione preconfezionata e anche di dare giudizi sul suo modo di agire. L'oasi è infatti una modalità empatica di entrare in relazione e il bambino dovrebbe sentirsi libero di esrpimersi e non giudicato o rimproverato. Fonte: Fabio R.A. (2003). Genitori positivi, figli forti. Come trasformare l'amore in educazione efficace. Edizioni Erickson. E' un approccio al cambiamento basato su principi scientifici validati da ricerche e che si sono dimostrati utili per un'ampia gamma di problematiche. E' una terapia in evoluzione fin dagli anni Cinquanta e se applicata correttamente e con costanza, ha dimostrato di avere un alto tasso di successo.
La terapia cognitivo-comportamentale aiuta a identificare i pensieri disfunzionali (dei quali spesso si è inconsapevoli), allo scopo di pensare, agire e comportarsi in maniera diversa. A grandi linee, si basa su uno schema di tre punti (ABC) per analizzare i problemi:
Fonte: Sweet C. (2012). Cambia la tua vita con la TCC. Tecnica e pratica della Terapia Cognitivo-comportamentale Il modo più efficace per modificare un comportamento è usare la tecnica del rinforzo. Infatti, i comportamenti che sono seguiti da un rinforzo positivo hanno maggiore probabilità di ripresentarsi. Esistono diversi tipi di rinforzo, tra cui i seguenti:
Ci sono invece genitori che tendono ad essere all'estremo opposto, dando troppo frequentemente rinforzi positivi, indipendentemente dal comportamento del bambino. In questo modo però il rinforzo rischia di perdere la sua efficacia perché non è direttamente collegato al comportamento da incrementare. Per essere efficace infatti, un rinforzo deve essere infatti dato immediatamente dopo l'emissione del comportamento positivo. In particolare, nelle fasi iniziali, il comportamento va rinforzato ogni volta che viene messo in atto. Successivamente, mano a mano che il comportamento diventa una modalità abituale di risposta, la frequenza e l'intensità di lodi e premi vanno diminuite. Per i comportamenti più complessi sarebbe opportuno dividere l'azione in piccoli passi, rinforzando ogni successo raggiunto. La suddivisione in piccoli obiettivi fa sì che il bambino impari pian piano un comportamento difficile o composto da più passaggi intermedi. Il vantaggio di questo accorgimento è che rende il compito più facile. Il rinforzo di tipo concreto, come giocattoli, è di grande utilità nella modificazione del comportamento. Alcuni genitori sono perplessi sull'uso dei rinforzi concreti, riferendo di avere la sensazione di "corrompere" il bambino affinché si comporti in un certo modo. Non dimentichiamo però che ognuno di noi lavora per ottenere un rinforzo concreto, come il denaro, e la corretta accezione del termine "corruzione" prevede che qualcuno paghi qualcosa di illegale. Fonte: Di Pietro M., Dacomo M. (2009). Largo arrivo io! Manuale di autoaiuto per i bambini iperattivi e i loro genitori. Edizioni Erickson. La Terapia Comportamentale Razionale-Emotiva (REBT, dall'inglese Rational Emotive Behavior Therapy) è stata ideata dallo psicologo statunitense Albert Ellis.
Il presupposto da cui parte è che le emozioni non sono determinate esclusivamente da ciò che accade all'individuo, ma soprattutto dalla rappresentazione mentale che lo stesso ha della realtà. Quindi, non sarebbero gli eventi in sé a creare sofferenza emotiva, ma il significato ad essi attribuito. Gli assunti principali della REBT sono:
Fonte: Di Pietro M. et al. (2007). Giochi e attività sulle emozioni. Nuovi materiali per l'educazione razionale-emotiva. Edizioni Erickson. Diverse branche della psicologia si sono occupate nel tempo di studiare le modalità attraverso le quali i genitori svolgono il loro ruolo genitoriale, favorendo lo sviluppo psicosociale dei figli.
I criteri presenti in letteratura riguardano parametri individuali e relazionali relativi alle abilità cognitive, emotive e relazionali alla base dei compiti e delle funzioni genitoriali. Guttentag e i suoi collaboratori (2006) partono da quattro componenti correlate a uno stile parentele comprensivo e "responsivo":
Fonte: Volpini L. (2011). Valutare le competenze genitoriali. Teorie e tecniche. Carocci Faber. |
Dott.ssa Maria Rosaria TamborrinoPsicologa e psicoterapeuta Archivio
Marzo 2023
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