A partire dal 20 gennaio 2018 presso il mio studio di Lecce saranno organizzati dei laboratori rivolti a bambini tra il 4 e gli 11 anni.
Saranno delle attività di gruppo svolte con lo scopo di potenziare le abilità cognitive, come memoria, attenzione, apprendimento. Inoltre, attraverso il confronto coi pari sarà possibile migliorare le abilità relazionali, di autoregolazione e di gestione delle emozioni. Per maggiori informazioni e prenotazioni, potete contattarmi attraverso l'area "contatti" di questo sito. L'abilità di risolvere un problema di matematica non è direttamente dipendente dalle capacità di calcolo. Ci sono infatti altri fattori che la influenzano. In particolare:
Naturalmente queste componenti sono in relazione con le altre abilità cognitive del bambino (memoria di lavoro, funzioni esecutive, conoscenze linguistiche, ecc..). Quindi, può succedere che un bambino con un deficit in una o più di queste abilità, possa fare fatica nel risolvere i problemi. Tuttavia, può anche accadere che uno studente presenti difficoltà specifiche nella soluzione dei problemi, pur avendo buone competenze cognitive generali e non presentando un deficit nel dominio del calcolo e/o dei numeri. Se un genitore ha il sospetto che il proprio figlio possa avere problemi di apprendimento, è importante che si rivolga ad un professionista per capire quali siano le problematiche specifiche del bambino e quale possa essere l'intervento più adatto a lui. Riferimenti bibliografici: Dislessia e altri DSA a scuola. Strategie efficaci per gli insegnanti. Edizioni Erickson (da questo testo è stata presa anche la figura su riportata) I prerequisiti, cioè quelle abilità cognitive che partecipano all'apprendimento di abilità complesse come la scrittura, negli ultimi anni hanno attirato sempre più l'attenzione degli specialisti del settore. Quali sono?
Abilità fonologiche Scrivere richiede la capacità di scomporre una parola nei suoi suoni distintivi, ordinati nel tempo. Il bambino deve operare con unità linguistiche di complessità e ampiezza sempre maggiore: lettere, sillabe, parole, frasi. Abilità visuo-percettive Il bambino deve memorizzare la corrispondenza tra ogni suono e il relativo segno grafico. A complicare la situazione, c'è il fatto che le lettere possono essere rappresentate in diversi sistemi grafici (stampato, corsivo, ...). Abilità motorie il bambino deve anche imparare a riprodurre le diverse lettere nelle diverse forme grafiche a mano. Il grafema è un simbolo particolare, poiché può essere tracciato correttamente solo se sono rispettati alcuni criteri, come l'ordine di esecuzione e la direzionalità. Le abilità motorie coinvolte nel corsivo sono ancora più complesse, poiché risulta necessario un movimento armonioso anche per congiungere le singole lettere tra di loro. Abilità visuo-spaziali Il bambino per scrivere deve rispettare delle regole relative alla disposizione spaziale delle lettere e delle parole all'interno della pagina. La disortografia è un disturbo specifico dell'apprendimento (DSA) caratterizzato da difficoltà nel rispettare le regole di trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto. Quindi, il bambino commette numerosi errori di ortografia. Quando parliamo di disgrafia, invece, ci riferiamo ad un DSA che coinvolge la scrittura nella sua componente esecutivo-motoria. Pertanto, la scrittura appare spesso illegibile e disordinata. Se sospettate che vostro figlio abbia difficoltà di apprendimento, rivolgetevi ad un professionista per una valutazione approfondita. Riferimenti bibliografici: Blascon et al. (2004). Il corsivo dalla A alla Z. Un metodo per insegnare i movimenti della scrittura. La teoria. Edizioni Erickson. Quando i genitori o gli insegnanti hanno il sospetto che un bambino abbia delle difficoltà di apprendimento, è importante che richiedano una valutazione clinica approfondita.
Una delle domande più comuni è a quale età dovrebbe essere effettuata. Secondo alcuni operatori, eseguirla quando il bambino è molto piccolo potrebbe essere controproducente, per il rischio di un inquadramento diagnostico prematuro. Tuttavia, bisogna considerare i vantaggi di un'identificazione precoce delle difficoltà del bambino, che di solito sono superiori rispetto agli svantaggi. Le ricerche nel campo della dislessia e della sua identificazione precoce (Crombie et al., 2004) mostrano che una valutazione è tanto più vantaggiosa quanto prima viene effettuata. Secondo le linee guida, la diagnosi di disturbo dell'apprendimento può essere fatta a partire dal secondo anno di scuola primaria. Tuttavia, se nel primo anno il bambino non compie i progressi attesi, potrebbe essere utile una valutazione completa per evidenziare eventuali difficoltà di apprendimento e per intervenire tempestivamente su di esse. Sono diverse le figure professionali che si occupano della valutazione dei diversi aspetti del bambino, in particolare:
Il bambino viene esaminato individualmente secondo un protocollo che si articola in una parte anamnestica (storia familiare e personale) e in una parte dedicata alla valutazione, sia mediante test standardizzati, sia attraverso l'osservazione. La valutazione generalmente indaga diverse aree di competenza. In particolare, dovrebbe le aree di seguito riportate e se necessario, altri aspetti. In particolare:
Alla fine della valutazione, lo specialista potrà fare una diagnosi, suggerire un trattamento e fornire indicazioni ai genitori e alla scuola. Fonte: Dislessia e altri DSA a scuola. Strategie efficaci per gli insegnanti (2013). Edizioni Erickson. Lo potete trovare (modificato) anche su: http://www.psicologionline.net Si tratta di un disturbo, chiamato anche eminattenzione o negligenza spaziale unilaterale, caratterizzato dalla difficoltà della persona ad esplorare, prestare attenzione, percepire e agire nella parte dello spazio opposta alla sede di una lesione cerebrale. Spesso insorge in seguito ad un ictus che colpisce l'emisfero destro del cervello. Si può associare di frequente a emiparesi, ovvero una perdita parziale della funzione motoria di metà del corpo.
Nei casi più gravi si accompagna a marcata deviazione della testa e dello sguardo verso destra e si manifesta in tutte le attività quotidiane e per qualunque tipo di stimolo. La persona può arrivare, per esempio, a lasciare metà del cibo nel proprio piatto (quello a sinistra). Il disturbo non è spiegabile con i deficit sensoriali o motori e si accompagna spesso a mancata consapevolezza (anosognosia). Nei casi più lievi, o dopo un sostanziale recupero funzionale, il neglect si evidenzia solo quando il paziente svolge qualche attività in maniera semi-automatica. I pazienti con neglect possono presentare disturbi, oltre che in relazione all’esplorazione dello spazio esterno al corpo, anche nell’ambito della loro stessa persona. Ad esempio, il soggetto fa la barba, si trucca o si lava solo nella parte destra del viso. La riabilitazione neuropsicologica Lo scopo dei programmi riabilitativi, effettuati da professionisti formati nell'ambito della neuropsicologia, è quello di favorire l’orientamento della persona verso il lato opposto a quello della lesione, quindi verso sinistra. Spesso questo è ottenuto introducendo una serie di segnali visivi sul bordo sinistro degli stimoli e fornendo una serie di rinforzi alla prestazione del soggetto (ad esempio, rinforzi verbali). Esistono, comunque, numerose tecniche che possono aiutare queste persone a recuperare tale deficit. Fonte: Bisiacchi, Tressoldi (2005). Metodologia della riabilitazione delle funzioni cognitive. Carocci Editore. L'esame neuropsicologico prende l'avvio dall'analisi della domanda, ovvero dalle motivazioni che hanno portato alla richiesta.
In alcuni casi, il paziente arriva con una lettera di un medico inviante, mentre in altri casi la richiesta arriva direttamente dalla persona o dai suoi familiari. Un'altra situazione possibile è quella in cui la richiesta è fatta a scopo peritale. La valutazione neuropsicologica è diventata, indubbiamente, un esame indispensabile per diversi motivi:
La valutazione neuropsicologica può essere di screening o di approfondimento. Nella fase di screening l'obiettivo è quello di rilevare se il paziente presenta disturbi in alcune funzioni cognitive. In questa fase non è necessario indagare in modo esaustivo tutte le funzioni cognitive, poiché lo scopo è quello di ottenere un generale profilo cognitivo. In tale fase si stabilisce quali sono gli aspetti da studiare in maggior dettaglio oppure se non ci sono i prerequisiti per richiedere un ulteriore approfondimento. Le funzioni cognitive vengono indagate attraverso prove brevi, in modo che la valutazione possa concludersi in breve tempo. Nella fase di approfondimento, invece, vengono analizzate più in dettaglio le funzioni cognitive che sembrano necessitare di un ulteriore approfondimento. La valutazione neuropsicologica dovrebbe essere organizzata nelle seguenti fasi:
Lo potete trovare anche su: http://www.psicologionline.net Molti bambini e ragazzi nel corso della loro vita scolastica incontrano momenti di particolare difficoltà negli apprendimenti (lettura, scrittura, calcolo). Tali difficoltà si possono manifestare con diversi gradi di gravità, incidendo sulle diverse disciplina e quindi sul rendimento scolastico in generale, provocando anche problemi di adattamento e autostima.
Si tratta di una serie di problematiche che possono portare a disagio psicologico, a scarsa autostima e alla messa in atto di una serie di strategie di adattamento che sono spesso interpretate come scarso impegno, pigrizia o svogliatezza. A questo punto è importante chiarire la differenza tra il termine difficoltà di apprendimento, che fa riferimento a una qualsiasi generica difficoltà incontrata dallo studente in ambito scolastico, e il termine disturbo specifico dell'apprendimento, il quale sottende la presenza di un deficit più grave e specifico che viene indagato e verificato attraverso un procedimento clinico-diagnostico (Cornoldi, 1999; 2007). Come distinguere tra difficoltà e disturbo di apprendimento? Il disturbo a differenza della difficoltà è innato e resistente all'automatizzazione. Fonte: Dislessia e altri DSA a scuola. Strategie efficaci per gli insegnanti (2013). Edizioni Erickson. La discalculia evolutiva è un disturbo a carico delle abilità numeriche e aritmetiche, che si manifesta in bambini con un livello intellettivo nella norma. Si presenta di frequente in associazione ad altri disturbi dell’apprendimento, come la dislessia, o a difficoltà di tipo visuo-spaziale.
Il termine discalculia si riferisce a difficoltà riguardanti l'elaborazione dei numeri e le procedure necessarie al calcolo. Pertanto, la valutazione delle abilità aritmetiche deve necessariamente prevedere prove diverse, che indagano le componenti fondamentali del sistema numerico e del calcolo, come ad esempio:
Esistono prove standardizzate finalizzate a valutare il livello di competenza raggiunto nelle principali componenti di elaborazione cognitiva del sistema dei numeri e del calcolo. I risultati di una valutazione approfondita delle abilità di calcolo, che metta in luce le competenze di base maggiormente compromesse, consentono di progettare un intervento specifico. I disturbi del calcolo richiedono quindi un trattamento specialistico, ma molto può essere fatto anche a scuola. Per esempio, è utile evitare di far ripetere al bambino molte volte un esercizio in cui compie un errore, poiché rischia di renderlo automatico. Inoltre, è opportuno limitare, quando possibile, il sovraccarico della memoria, permettendo all'alunno di utilizzare dei supporti nello svolgimento di un compito di calcolo a mente. Lo trovi anche su: http://www.igeacps.it/ |
Dott.ssa Maria Rosaria TamborrinoPsicologa e psicoterapeuta Archivio
Marzo 2023
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