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Disturbo di comprensione del testo: cos'è?

28/10/2016

 
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I bambini con disturbo di comprensione del testo hanno significative difficoltà nel comprendere ciò che leggono. In particolare, le principali caratteristiche di questo disturbo sono:
  • adeguate abilità dal punto di vista della decodifica (intesa come correttezza e rapidità di lettura),
  • prestazione inadeguata in prove di comprensione del testo,
  • risultati scolastici carenti nelle materie che coinvolgono le abilità di comprendere un testo (per esempio un problema di matematica).

Inoltre, come per tutti i disturbi specifici dell'apprendimento (DSA), è necessario che vengano escluse una serie di situazioni che possono giustificare tali difficoltà. In particolare bisogna escludere la presenza di: disturbi neurologici o sensoriali, ritardo cognitivo o fattori esterni, come inadeguato insegnamento o una situazione di svantaggio socio-culturale.

A differenza degli altri DSA, come la dislessia, il profilo di questi bambini è stato meno studiato e ancora non è riconosciuto come entità a sé stante. Tuttavia, si stima una percentuale del 2% di bambini con tali difficoltà (Cornoldi e De Beni, 2010).

Se un genitore ha il sospetto che il proprio figlio possa avere problemi nel comprendere quanto letto in un brano, è importante che si rivolga ad un professionista per capire quali siano le problematiche specifiche del bambino e quale possa essere l'intervento più adatto a lui.

Riferimenti bibliografici: Dislessia e altri DSA a scuola. Strategie efficaci per gli insegnanti. Edizioni Erickson.

Problemi psicofisiologici nei bambini

24/10/2016

 
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Con il termine "problemi psicofisiologici" di solito si intendono lamentele di fastidi, malattie o dolori fisici che non hanno una base medica accertata. Si può presumere quindi che tali sintomi siano causati da disagio emotivo.
Tuttavia, questo non vuol dire che si tratti di problemi immaginari: per il bambino il disagio è reale quanto quello causato da problemi che hanno una base medica nota.
L'espressione “senza una base fisica nota” indica che potrebbe anche essere presente una causa organica, ma non sia stata ancora evidenziata.

I problemi psicofisiologici sono spesso considerati secondari ad altri disturbi principali, come l'ansia o la depressione.

Le lamentele somatiche più frequenti in età evolutiva sembrano essere:
  • mal di stomaco, dolori addominali o nausea,
  • mal di testa, dolore agli occhi,
  • dolore agli arti,
  • sensazione di formicolio alle estremità corporee,
  • vertigini,
  • senso di debolezza,
  • sensazione di svenimento.
In alcuni casi i problemi psicofisiologici provocano un po' di fastidio e di disagio, ma non sono debilitanti. Tuttavia, ci sono situazioni in cui tali disturbi vengono vissuti dal bambino con una tale intensità da costituire un grosso limite nella vita quotidiana. In tal caso è importante rivolgersi ad un professionista che possa aiutare il bambino ad affrontare tali difficoltà.

È stato ipotizzato che i soggetti con problemi psicofisiologici significativi abbiano un'ipersensibilità agli stimoli fisiologici, ovvero una tendenza a concentrarsi sulle condizioni fisiche e a percepire situazioni di cui le altre persone non si rendono conto o a cui non danno importanza. Naturalmente, i pensieri relativi a tali sensazioni influiscono su quanto esse saranno  problematiche per il soggetto che le percepisce.

​Riferimenti bibliografici:
Di Pietro et al.  (2013). L'intervento cognitivo comportamentale per l'età evolutiva. Edizioni Erickson.


Lo stress: come gestirlo con il training autogeno

5/10/2016

 
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l corso di articolerà in 8 incontri a cadenza settimanale e sarà tenuto da me in collaborazione con la dott.ssa Rosamaria Semeraro presso lo "Studio di riabilitazione e psicoterapia" a Lecce, in via Paoloni, 16.

Lo scopo è quello di insegnare le tecniche di rilassamento, che favoriscono una sensazione soggettiva di calma e benessere, nonché una riduzione del livello di tensione.

In particolare, verrà approfondito il training autogeno, che consiste in una serie di esercizi che si focalizzano su diverse parti del corpo, favorendo un generale stato di rilassamento a livello fisico e psichico.

Inoltre, durante gli incontri verrà utilizzato il biofeedback, procedura attraverso la quale è possibile apprendere a modificare le risposte disfunzionali del proprio corpo, spesso alla base di disturbi di natura psicosomatica.

Per maggiori informazioni potete contattarmi tramite la sezione "Contatti" di questo sito.

I disturbi dello spettro autistico

4/10/2016

 
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Le manifestazioni dell'autismo possono variare ampiamente a seconda del livello di sviluppo e dell'età del bambino. Tuttavia, ci sono dei criteri descritti dal DSM-V, ovvero il "Manuale diagnostico e statistico dei disturibi mentali" (2013), che indicano le principali aree in cui individuare i segni e i sintomi del disturbo.

Innanzitutto la presenza di deficit nella comunicazione e interazione sociale: difficoltà nel mantenere il contatto oculare, nella condivisione di intenti e di stati emotivi, nell'attenzione condivisa, nello sviluppare e mantenere rapporti sociali.

Un altro aspetto importante riguarda la presenza di attività stereotipate e interessi ristretti:
  • presenza di movimenti stereotipati o ripetitivi (uso ripetitivo di determinati oggetti, ecolalia...),
  • aderenza inflessibile a specifiche routine,
  • interessi ristretti e fissi,
  • iper o iporeattività a stimoli sensoriali o interessi insoliti ad aspetti sensoriali dell'ambiente (indifferenza al dolore, alla temperatura, reazioni eccessive nei confronti di rumori comuni, tendenza a odorare o toccare lo stesso oggetto in modo esagerato).

La diagnosi di un disturbo dello spettro autistico è indubbiamente un momento molto delicato, carico di ansie da parte dei genitori. Pertanto, è fondamentale che la famiglia si rivolga a dei professionisti formati in tale settore. Inoltre, è importante che vengano eseguite delle indagini mirate a ricercare una possibile spiegazione delle difficoltà presenti, come fattori genetici o altre cause biologiche.
Durante il percorso di valutazione psicodiagnostica è importante indagare anche la presenza di disabilità intellettiva, disturbi del linguaggio o altri disordini neuroevolutivi o del comportamento.
 
Riferimenti bibliografici:
Vio e Lo Presti (2014). Diagnosi dei disturbi evolutivi. Modelli, criteri e casi clinici. Edizioni Erickson.

Questo articolo è stato pubblicato in precedenza su www.psicologionline.net.

    Dott.ssa Maria Rosaria Tamborrino

    Psicologa e psicoterapeuta

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