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Attacchi di panico e iperventilazione

21/7/2017

 
Attacchi di panico Lecce
Si possono esaminare gli attacchi di panico da un punto di vista psicofisiologico e anche da un punto di vista cognitivo . 

Il primo prende spunto dalle somiglianze tra panico e iperventilazione, che consiste nell'aumento della frequenza degli atti respiratori. L'iperventilazione ha l'effetto di rendere più difficile l'apporto di ossigeno ai vari organi. Di conseguenza, può portare a sensazioni di stordimento, vertigini, debolezza e senso di svenimento.

I sintomi dell'iperventilazione possono essere interrotti riciclando l'aria espirando e respirando con un sacchetto davanti alla bocca.
Per affrontare l'iperventilazione viene suggerito di apprendere a ristabilire, in caso di crisi, dei pattern respiratori normali mediante la pratica di esercizi di rieducazione respiratoria (respirazione di tipo addominale, lenta e cadenzata).

L'analogia tra attacchi di panico e iperventilazione suggerisce che la persona con panico possa avere delle modalità respiratorie disfunzionali che portano all'iperventilazione. Una volta che la persona ha avuto alcune esperienze drammatiche di iperventilazione (anche per motivi casuali) può sensibilizzarsi. Si crea così una spirale di paura e di ansia anticipatoria che può rendere più intensi gli attacchi e rendere angoscianti anche delle situazioni apparentemente innocue. Di conseguenza, la persona comincia ad evitare quelle situazioni che teme possano scatenare la sintomatologia, trovandosi sempre di più in un circolo vizioso “paura della paura”.

Un altro punto di vista è quello cognitivo. I pazienti con disturbi da panico tendono a dare interpretazioni catastrofiche ai propri sintomi fisici: interpretazioni che sopravvivono a nonostante le rassicurazioni e nonostante le esperienze che la persona stessa vive e che mostra il carattere innocuo degli attacchi.

Riferimenti bibliografici: Sanavio (2008). Psicoterapia cognitivo-comportamentale. Carocci Editore.

Le diverse tipologie di disturbo ossessivo-compulsivo

18/7/2017

 
Disturbo ossessivo-compulsivo Lecce
Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) può assumere diverse forme, che possono essere presenti anche in contemporanea. Nella pratica clinica vengono distinti:

Disturbi da contaminazione: si tratta ossessioni e compulsioni collegate ad improbabili contagi o contaminazioni. Coloro che ne soffrono sono preoccupati dall'insistente pensiero che loro stessi, o i loro familiari, possano ammalarsi.
Quindi, luoghi considerati “infetti", come bagni pubblici, autobus, ecc. vengono evitati. Se la persona entra in contatto con uno degli agenti “contaminanti”, mette in atto una serie di rituali di lavaggio, pulizia o disinfezione, allo scopo di neutralizzare l'azione dei germi e tranquillizzarsi rispetto alla possibilità di contagio o liberarsi dalla sensazione di disgusto.

Disturbi da controllo: sono ossessioni e compulsioni che comportano controlli prolungati e ripetuti, allo scopo di riparare o prevenire gravi disgrazie o incidenti. Tali controlli vengono messi in atto dalla persona, sia per tranquillizzarsi riguardo al dubbio di aver fatto qualcosa di male e non ricordarlo, sia a scopo preventivo, ovvero per essere certi di aver fatto il possibile per prevenire possibili catastrofi. Controllano quindi di aver chiuso porte e finestre, il rubinetto del gas, …

Superstizione eccessiva: si tratta di un pensiero superstizioso esasperato. Chi ne soffre ritiene che il fatto di compiere o meno certi gesti, pronunciare alcune parole, ripetere o non ripetere determinate azioni un certo numero di volte, sia determinante per l'esito degli eventi.

Ordine e simmetria: la persona non tollera assolutamente che gli oggetti siano posti, anche minimamente, in modo disordinato o asimmetrico. Inoltre, passa molto tempo a riordinare ed allineare questi oggetti.
Le ossessioni possono riguardare anche il proprio corpo.
Questo tipo di problematica di solito è secondaria a tratti fortemente perfezionistici di personalità.

Accumulo: è una forma più rara rispetto alle altre. Caratterizza coloro che tendono a conservare e accumulare oggetti insignificanti e inutili, perché hanno un'enorme difficoltà a disfarsene. Tale comportamento assume caratteristiche patologiche nel momento in cui lo spazio occupato dalle “collezioni” diventa tale da sacrificare la vita della persona e dei suoi familiari. Queste persone sono di solito orgogliose delle proprie raccolte e non si rendono conto, se non parzialmente, dell'eccesso. Non hanno pensieri ossessivi particolari, ma nel momento in cui gli viene chiesto di gettare qualcosa, sono in forte difficoltà.

Ossessioni pure: sono presenti pensieri o, più spesso, di immagini relative a scene in cui la persona attua comportamenti indesiderati e inaccettabili, pericolosi o socialmente sconvenienti (aggredire qualcuno, tradire il partner, …). Queste persone non hanno né rituali mentali, né compulsioni, ma soltanto pensieri ossessivi. 

Compulsioni mentali: coloro che ne soffrono, pur non presentando alcuna compulsione materiale, effettuano precisi cerimoniali mentali (contare, pregare, ripetere frasi, …), per scongiurare la possibilità che si avveri il pensiero ossessivo e ridurre di conseguenza l'ansia.

Riferimenti bibliografici: Melli G. (2011). Vincere le ossessioni. Capire e affrontare il Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Eclipsi. 

    Dott.ssa Maria Rosaria Tamborrino

    Psicologa e psicoterapeuta

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