Psicologa Lecce
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Come funziona la psicoterapia cognitivo-comportamentale?

18/7/2015

 
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E' un approccio al cambiamento basato su principi scientifici validati da ricerche e che si sono dimostrati utili per un'ampia gamma di problematiche. E' una terapia in evoluzione fin dagli anni Cinquanta e se applicata correttamente e con costanza, ha dimostrato di avere un alto tasso di successo. 
La terapia cognitivo-comportamentale aiuta a identificare i pensieri disfunzionali (dei quali spesso si è inconsapevoli), allo scopo di pensare, agire e comportarsi in maniera diversa. 
A grandi linee, si basa su uno schema di tre punti (ABC) per analizzare i problemi:
  • A = l'evento ANTECEDENTE o scatenante, che può essere esterno (un incidente, un litigio,...) o interno (una fantasia, un ricordo,...);
  • B = le proprie CONVINZIONI (beliefs in inglese) che comprendono principi, opinioni, idee personali, i significati attribuiti agli eventi interni ed esterni personali, altrui e dell'ambiente che ci circonda;
  • C = le CONSEGUENZE, che comprendono emozioni, comportamenti, pensieri, reazioni fisiche suscitate dalle emozioni.

Fonte: Sweet C. (2012). Cambia la tua vita con la TCC. Tecnica e pratica della Terapia Cognitivo-comportamentale

La fiaba terapeutica

15/7/2015

 
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La fiaba terapeutica ha l'obiettivo di fornire al bambino degli spunti e degli strumenti per aiutarlo ad affrontare delle situazioni che trova difficili, attraverso l'identificazione con un personaggio (il protagonista) che agisce in modo costruttivo.

Di seguito sono riportate le diversi fasi del processo di costruzione di una fiaba adatta ad un bambino che non riesce a tollerare le frustrazioni.

Fase 1: ideazione dei protagonisti
Si sceglie un protagonista con cui il bambino dovrà identificarsi, al quale va affiancato un amico.

Fase 2: ideazione della trama
I due personaggi devono affrontare una nuova situazione di vita quotidiana (es. imparare a nuotare, ecc.). Il protagonista si trova in difficoltà e rinuncia ad affrontare il compito (gli si fanno dire e fare le stesse cose che il bambino manifesta quando deve affrontare una difficoltà). Di conseguenza, il bambino non gioca più con l'amico, il quale, invece, incontra le stesse difficoltà ma non dice si non essere capace. Ammette che è difficile, che può essersi spaventato o fatto male, ma che vuole continuare a provare perché vuole riuscirci. Attraverso le parole dell'amico, vanno evidenziati i vantaggi che il protagonista potrà ottenere superando le difficoltà.

Fase 3: epilogo
A un certo punto il bambino si ricorda dell'amico e va a cercarlo: viene a sapere che lui ce l'ha fatta e, grazie ai suoi incoraggiamenti, decide di ritentare. E' importante sottolineare che sbagliare è una cosa naturale e che proprio sbagliare permette di imparare. Grazie al suo impegno e dopo tanta fatica, il protagonista riesce a raggiungere l'obiettivo.

Queste fiabe possono essere inventate dai genitori o acquistate in libreria. Ne esistono alcune raccolte interessanti, come "Le favole che fanno crescere" volume 1 e volume 2, di Fabio, Colombo e Saur.

Andrebbero lette al bambino la sera prima di andare a letto o comunque, in un momento tranquillo. E' importante non leggerle subito dopo che il bambino ha manifestato un problema, perché in quel momento potrebbe vivere la situazione come frustrante.

Fonte: Fabio R.A. (2003). Genitori positivi, figli forti. Come trasformare l'amore in educazione efficace. Edizioni Erickson.

Gruppo di auto aiuto LIDAP a Lecce

13/7/2015

 
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La Lidap Onlus (Lega Italiana contro i Disturbi d'ansia, Agorafobia ed attacchi di Panico), è nata nel 1991 ed è attiva su tutto il territorio nazionale.
E' l'unica associazione no-profit di persone che soffrono o hanno sofferto il Disturbo da Attacchi di Panico, gestita interamente dai propri associati.

Gli scopi fondamentali, per cui essa esiste e lavora, sono:
  • diventare momento d'incontro tra persone che vivono lo stesso disagio;
  • dare visibilità ed ottenere il riconoscimento degli attacchi di panico, dei disturbi d'ansia e delle fobie, a livello sanitario ed istituzionale;
  • essere momento di raccolta di informazioni, di studio e divulgazione delle diverse letture e approcci ai disturbi di ansia;
  • fornire sostegno agli interessati ed ai loro familiari attraverso l'istituzione di un servizio di ascolto telefonico, di gruppi di accoglienza, di gruppi di auto-aiuto ed attraverso la diffusione di materiale informativo;
  • promuovere la conoscenza ed il riconoscimento della valenza terapeutica del gruppo di auto-aiuto;
  • stimolare la classe medica per un miglioramento delle conoscenze e delle tecniche per la prevenzione, la diagnosi precoce e la terapia dei disturbi d'ansia.

La LIDAP si avvale di un Comitato di Consulenti Scientifici, ovvero di un organismo di professionisti scelti dall'associazione, per fornire consulenze specializzate, per garantire la qualità dei propri interventi e per promuovere le iniziative riguardanti i fini associativi.

A Lecce, a partire da giugno 2015, la LIDAP ha ripreso i lavori organizzando un gruppo di auto mutuo aiuto rivolto a tutte le persone interessate, attualmente presso l'Ambulatorio “La Cometa” a Lecce.
La consulente per la provincia di Lecce sono io e chiunque fosse interessato alle attività del gruppo può contattarmi andando nell'apposita sezione di questo sito o contattare la Sig.ra Patrizia Biscotti all'indirizzo e-mail:  patriziabis@lidap.it, oppure al cellulare 3282827206 dalle 10.00 alle 13.00.

Non tutta l'ansia vien per nuocere

8/7/2015

 
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Le fobie sono una manifestazione patologica dell'ansia, ma non tutta l'ansia è da considerarsi patologica. Non esiste una persona che non l'abbia sperimentata in qualche situazione, e forse proprio grazie ad essa è riuscita a cavarsela.
L'ansia è uno stato di allerta dell'organismo che si prepara a fronteggiare un evento che valuta pericoloso o imprevedibile. Pertanto, tutto il fisico si attiva per una prestazione finalizzata a fronteggiare l'emergenza, il corpo è pronto a combattere o a fuggire:
  • il cuore batterà più rapidamente per irrorare meglio di sangue i muscoli;
  • il respiro sarà più rapido per avere più ossigeno a disposizione;
  • la pelle diventerà pallida perché poco irrorata allo scopo di non perdere sangue in caso di eventuali ferite;
  • il tono muscolare aumenterà per far sì che la persona sia pronta a scattare per la fuga;
  • tutti i sensi aumenteranno la loro vigilanza sull'ambiente;
  • il pensiero sarà concentrato sull'evento atteso senza altre distrazioni. 
Il soggetto complessivamente avverte fisicamente e mentalmente uno stato di tensione, che è l'opposto del benessere e del rilassamento che sperimenta quando si trova in un ambiente sicuro e protetto.

Naturalmente questa "capacità di allarmarsi" è estremamente utile per la sopravvivenza. Un essere vivente che di fronte ad un predatore, durante un incendio, o nel bel mezzo di un terremoto se la prende con calma e che si sente tranquillo e rilassato, difficilmente sopravvive a lungo. Se specie del genere ci sono mai state, non è un caso che non ci siano più e che invece ci siamo ancora noi con la nostra capacità di allarmarci!

Fonte: Lorenzini R., Sassaroli S. (1991). Quando la paura diventa malattia. Come riconoscere e curare le fobie. San Paolo

    Dott.ssa Maria Rosaria Tamborrino

    Psicologa e psicoterapeuta

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