La discalculia evolutiva è un disturbo a carico delle abilità numeriche e aritmetiche, che si manifesta in bambini con un livello intellettivo nella norma. Si presenta di frequente in associazione ad altri disturbi dell’apprendimento, come la dislessia, o a difficoltà di tipo visuo-spaziale.
Il termine discalculia si riferisce a difficoltà riguardanti l'elaborazione dei numeri e le procedure necessarie al calcolo. Pertanto, la valutazione delle abilità aritmetiche deve necessariamente prevedere prove diverse, che indagano le componenti fondamentali del sistema numerico e del calcolo, come ad esempio:
Esistono prove standardizzate finalizzate a valutare il livello di competenza raggiunto nelle principali componenti di elaborazione cognitiva del sistema dei numeri e del calcolo. I risultati di una valutazione approfondita delle abilità di calcolo, che metta in luce le competenze di base maggiormente compromesse, consentono di progettare un intervento specifico. I disturbi del calcolo richiedono quindi un trattamento specialistico, ma molto può essere fatto anche a scuola. Per esempio, è utile evitare di far ripetere al bambino molte volte un esercizio in cui compie un errore, poiché rischia di renderlo automatico. Inoltre, è opportuno limitare, quando possibile, il sovraccarico della memoria, permettendo all'alunno di utilizzare dei supporti nello svolgimento di un compito di calcolo a mente. Lo trovi anche su: http://www.igeacps.it/ La Terapia Comportamentale Razionale-Emotiva (REBT, dall'inglese Rational Emotive Behavior Therapy) è stata ideata dallo psicologo statunitense Albert Ellis.
Il presupposto da cui parte è che le emozioni non sono determinate esclusivamente da ciò che accade all'individuo, ma soprattutto dalla rappresentazione mentale che lo stesso ha della realtà. Quindi, non sarebbero gli eventi in sé a creare sofferenza emotiva, ma il significato ad essi attribuito. Gli assunti principali della REBT sono:
Fonte: Di Pietro M. et al. (2007). Giochi e attività sulle emozioni. Nuovi materiali per l'educazione razionale-emotiva. Edizioni Erickson. Diverse branche della psicologia si sono occupate nel tempo di studiare le modalità attraverso le quali i genitori svolgono il loro ruolo genitoriale, favorendo lo sviluppo psicosociale dei figli.
I criteri presenti in letteratura riguardano parametri individuali e relazionali relativi alle abilità cognitive, emotive e relazionali alla base dei compiti e delle funzioni genitoriali. Guttentag e i suoi collaboratori (2006) partono da quattro componenti correlate a uno stile parentele comprensivo e "responsivo":
Fonte: Volpini L. (2011). Valutare le competenze genitoriali. Teorie e tecniche. Carocci Faber. Diventare mamma per la prima volta è una delle esperienze più miracolose, evolutivamente potenti, interessanti e divertenti che la vita possa offrire. È un miracolo posare finalmente lo sguardo sull'individuo che è cresciuto dentro di sé per nove mesi.
Sebbene i neonati non facciano granché nelle prime settimane di vita - a parte mangiare, dormire e riempire i pannolini - è formidabile osservare con quale rapidità si sviluppino. Infatti, è notevole la differenza tra un bambino di un anno e un neonato ed è incredibile anche considerare tutti i cambiamenti che una mamma compie nella sua vita tra il giorno in cui diventa madre e il giorno in cui festeggia il primo compleanno del suo piccolo. Nelle prime settimane gli ormoni di una donna tornano ai livelli precedenti alla gravidanza e questo sbalzo ormonale può causare degli strani effetti nelle neomamme, da pianti improvvisi a pensieri stravaganti incongruenti con l'amore incondizionato che si aspetta di provare per i propri figli. Altri due fattori che possono contribuire all'umore violentemente altalenante della neomamma sono la mancanza di sonno e gli sforzi che il suo organismo compie per recuperare dopo l'esperienza della gravidanza e del parto. Proprio quando il corpo (e la mente) è chiaramente nella sua forma non migliore, c'è un'infinità di cose da imparare. Le neomamme devono imparare rapidamente a cambiare pannolini, allattare (al seno o con il latte artificiale), fare il bagnetto, consolare e intrattenere il neonato. Sul piano personale le neomamme crescono in una miriade di modi: imparano il multitasking come mai prima nella vita, se lavorano fanno i salti mortali per conciliare lavoro e famiglia. Anche quelle che scelgono di stare a casa con il loro bambino hanno un sacco di cose a cui pensare. Il primo anno da madre è un periodo durante il quale viene ridefinita l'identità della donna per incorporare la nuova identità di mamma. Il primo anno di maternità è affascinante non soltanto perché viene trascorso osservando la straordinaria crescita dei propri bambini, ma anche perché le mamme stesse crescono moltissimo. Allo stesso tempo, diventare mamma per la prima volta è una delle esperienze più complesse, stressanti, faticose e difficili della vita. Benché le donne si sentano spesso in dovere di dipingere alle altre persone un quadro roseo di quanto sia idilliaco avere un figlio, in realtà non è così facile. Fonte: Deborah Roth Ledley (2012). Il mio primo anno da mamma. Affrontarlo con tranquillità e aumentare il benessere. Edizioni Erickson. |
Dott.ssa Maria Rosaria TamborrinoPsicologa e psicoterapeuta Archivio
Marzo 2023
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