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Insegnare le regole ai bambini (parte 3)

28/4/2015

 
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Essere sintetici e non parlare troppo!

La ripetizione continua e uniforme di un'istruzione fa sì che entri in azione un meccanismo noto in psicologia come "assuefazione". Quindi, se continuiamo a dire a nostro figlio di pulire la sua cameretta, magari aggiungendo pure che è il solito disordinato, rischiamo di farlo assuefare e di fargli "chiudere le orecchie" appena cominciamo a parlare. 

L'alternativa è dare le regole con dolcezza e fermezza, senza lamentarsi dei comportamenti che il bambino ha manifestato nel passato. Un'alternativa valida all'esempio precedente potrebbe essere: "Sono sicura che oggi riuscirai a mettere a posto la tua cameretta: comincia a mettere nel cesto i giocattoli". Naturalmente, il bambino può fare o non fare ciò che gli abbiamo chiesto: se lo fa è opportuno rinforzare questo comportamento. Se non lo fa, potrebbe essere utile iniziare a farlo con lui. 
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Quindi, affinché si solleciti un comportamento, la regola deve contenere solo le informazioni pertinenti e inequivocabili. Deve cioè descrivere in modo operativo il comportamento desiderato, focalizzare l'attenzione sull'aspettativa e non essere vaga.

Per approfondire vedi questo articolo, quest'altro o ascolta questo mio podcast!

Fonte: Fabio R.A. (2013). Genitori positivi, figli forti. Edizioni Erickson.

Insegnare le regole ai bambini (parte 2)

24/4/2015

 
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Esprimere le regole al positivo!
Molto spesso nella vita quotidiana usiamo e sentiamo frasi come "Non picchiare tuo fratello", "Non mancare di rispetto alla nonna". Questa modalità espressiva fa concentrare involontariamente l'attenzione su ciò che viene dietro il "non", innescando la dinamica della "tentazione". Definire le regole in termini negativi comunica aspettative negative e suggerisce comportamenti che avrebbero potuto non presentarsi. 
Quindi, la frase "Non mancare di rispetto alla nonna" è espressa al negativo e pone l'accento sul comportamento da non tenere. La frase "Quando arriva la nonna, falla accomodare e offrile i pasticcini", invece, dà rilievo al comportamento desiderato e adeguato.
L'esprimere al positivo, inoltre, aiuta a pensare e agire positivamente, permettendo così l'aumento della consapevolezza e della fiducia nelle proprie capacità di fronte a situazioni nuove.

Fonte: Fabio R.A. (2013). Genitori positivi, figli forti. Edizioni Erickson.

Perché è così difficile insegnare le regole ai bambini? (parte 1)

13/4/2015

 
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Acquisire le regole della vita quotidiana è importante per vari motivi. Innanzitutto, le regole riducono il disordine nell'ambiente e danno sicurezza. Inoltre favoriscono il processo di adattamento alla vita sociale e relazionale. Acquisire le regole vuol dire diventare persone costruttive e sviluppare una sensazione di sicurezza e non di dispersione o di assenza di punti di riferimento. 
Tuttavia, nonostante si conviva da sempre con alcune regole, genitori ed educatori sanno quanto sia difficile farle acquisire ai bambini. Ad esempio, una mamma spesso ripete fino alla nausea frasi come "Mi raccomando metti a posto la cameretta!" senza successo. In classe probabilmente l'insegnante dice continuamente "Non distraetevi come al solito!".

Perché è così difficile insegnare le regole e perché con alcuni bambini lo è di più?
Innanzitutto, per il carattere di costrizione e di fatica spesso contenuto nelle regole. Poi, la difficoltà può essere dovuta al fatto che nel trasmettere le regole si possono commettere degli errori. Ad esempio, spesso si usano frasi come "Ti ho già detto cento volte...". Affermazioni di questo tipo provocano nell'interlocutore l'effetto di non ascoltare ("Tanto l'ha già detto cento volte...").

Fonte: Fabio R.A. (2013). Genitori positivi, figli forti. Edizioni Erickson,

Bambini: la sorpresa stimola l'apprendimento

7/4/2015

 
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Nei bambini molto piccoli, di circa 11-12 mesi, osservare un oggetto che si comporta in modo diverso dal solito stimola l'apprendimento. Infatti, i bambini vengono stimolati a esplorare meglio gli oggetti coinvolti e a sperimentare attivamente ipotesi sul loro comportamento.

Molti studi hanno dimostrato che il comportamento anomalo di un oggetto attira l'attenzione dei bambini, che si soffermano a guardarlo più a lungo.

Come descritto in un articolo pubblicato su “Science”, il tempo dedicato a studiare e mettere alla prova gli oggetti che si comportano in modo strano è decisamente superiore a quello che i piccoli dedicano agli oggetti che hanno un comportamento familiare. Se, per esempio, vedono una macchinina che incontrando un ostacolo, invece di sbatterci contro e fermarsi, lo attraversa senza problemi, prendono il giocattolo e provano a farlo sbattere contro differenti oggetti.

A sorprendere non è solo la violazione della “solidità” e compattezza degli oggetti: lo stesso comportamento di esplorazione è messo in atto con grande attenzione quando vengono contraddette anche altre proprietà attese, come il fatto che in genere un oggetto ha bisogno di una superficie di appoggio per non cadere, e che si sposta nello spazio in modo continuo.

Secondo Stahl e Feigensen, autori dello studio, il fatto che la violazione di queste proprietà susciti tanto stupore e interesse conferma l'ipotesi che nell'uomo e in altre specie esista una fondamentale "conoscenza di base", ossia che alcune rappresentazioni cognitive di oggetti e agenti siano presenti già alla nascita.

Fonte: http://www.lescienze.it

Giornata mondiale della consapevolezza dell'autismo‬

2/4/2015

 
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Il 2 aprile è la giornata mondiale per la consapevolezza dell'autismo e in tale occasione condivido qui questa interessante infografica della casa editrice Erickson.
Ricordo brevemente che l'autismo è caratterizzato da una compromissione grave e generalizzata nelle seguenti aree:
  • sviluppo delle interazioni sociali;
  • sviluppo delle modalità di comunicazione;
  • modalità di comportamento, interessi e attività limitati, ripetitivi e stereotipati.

Quindi si riscontra un deficit nella comunicazione della reciprocità sociale ed emotiva, nella comunicazione non verbale usata a scopo sociale, nella creazione e mantenimento di legami sociali.

Le compromissioni sono anomale rispetto al livello di sviluppo o all’età mentale del bambino.

    Dott.ssa Maria Rosaria Tamborrino

    Psicologa e psicoterapeuta

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