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Incontri aperti su stress e rapporti di coppia

27/1/2016

 
Il 5 Febbraio e il 19 febbraio alle ore 19.00, insieme alla dott.ssa Rosamaria Semeraro, terrò due incontri sullo stress e sulla comunicazione. Gli eventi si terranno presso la Farmacia Letteraria Corte Grande di Martano.

Di seguito trovate maggiori informazioni e la locandina relativa agli eventi.


Venerdì 5 febbraio 2016
Lo stress: come gestirlo

Cos'è lo “stress”? Spesso si fa un uso eccessivo di questa parola… è impossibile eliminarlo totalmente dalla nostra vita, ma è possibile modificare alcuni aspetti del nostro modo di vivere per rendere lo stress più tollerabile.​

Venerdì 19 febbraio 2016
La comunicazione nella coppia

È estremamente importante una buona comunicazione all'interno della coppia, ma è facile sbagliare. Analizzeremo insieme quali sono le caratteristiche di una comunicazione impostata su basi solide e come migliorare il modo di comunicare nella coppia.
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Cos'è il biofeedback? Quando è utile?

26/1/2016

 
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Il biofeedback è una procedura attraverso la quale è possibile apprendere l'autocontrollo volontario di alcuni processi psicofisiologici. In particolare, lo strumento invia alla persona un'informazione, riguardante il parametro fisiologico misurato, di tipo acustico o visivo (feedback). Durante il training la persona è protagonista del proprio cambiamento, poiché apprende con l’ausilio dell’apparecchiatura e le indicazioni dello specialista a controllare le risposte disfunzionali del proprio corpo.

Le  proprie risposte fisiologiche solitamente oggetto di misurazione sono:
  • attività elettromiografica,
  • conduttanza cutanea,
  • frequenza cardiaca,
  • attività respiratoria,
  • pressione arteriosa,
  • temperatura periferica,
  • attività elettroencefalografica.

Negli ultimi anni l'utilizzo del biofeedback ha trovato applicazione in numerosi campi e la comunità scientifica ne ha esaminato e dimostrato l'efficacia in numerosi disturbi, tra i quali l'ansia, la cefalea muscolo-tensiva, l'emicrania, il dolore cronico, l'insonnia, il disturbo da deficit di attenzione/iperattività.

Presso il suo studio, la dott.ssa Tamborrino si avvale dell'ausilio del biofeedback, spesso in combinazione con la psicoterapia cognitivo-comportamentale, al fine di aumentare l'efficacia dell'intervento.

Stile genitoriale: alcuni spunti per migliorarlo

23/1/2016

 
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La presenza di uno stile genitoriale inadeguato può contribuire all'insorgere di difficoltà nei figli e può causare un peggioramento della situazione in bambini con un temperamento particolarmente difficile.

Pertanto, può essere utile modificare le reazioni emotive che i genitori hanno verso i figli e verso i loro comportamenti, per favorire un cambiamento nei bambini stessi. Di seguito vediamo alcuni spunti per motivare i genitori a modificare il proprio stile educativo:
  • Un comportamento si mantiene perché è stato spesso rinforzato, ovvero in qualche modo premiato, anche se in modo non intenzionale.
  • I genitori sono coloro che hanno maggiori possibilità di premiare i comportamenti adeguati dei figli.
  • Spesso quando i genitori cambiano metodo educativo, spesso i figli cambiano il loro comportamento.
  • Le azioni sono più efficaci delle parole.

​Successivamente vedremo come un genitore può modificare il proprio stile educativo in modo da renderlo più funzionale.

Fonte: Di Pietro e Bassi (2013). L'intervento cognitivo-comportamentale per l'età evolutiva. Strumenti di valutazione e tecniche per il trattamento. Edizioni Erickson.

Il disturbo non-verbale dell'apprendimento

18/1/2016

 
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L'attenzione degli insegnanti e dei professionisti che si occupano di disturbi dell'apprendimento di solito è rivolta a quei bambini che mostrano difficoltà scolastiche di tipo linguistico. Questo è in parte dovuto all'importanza del linguaggio negli apprendimenti scolastici. Tuttavia, questo atteggiamento può portare a trascurare quella piccola percentuale di bambini che, pur con una buona competenza linguistica, incontrano difficoltà nell'elaborazione di informazioni di tipo non verbale.

Nonostante, negli ultimi anni sia aumentato l'interesse nei confronti di questi bambini e siano state condotte numerose ricerche a riguardo, è tuttora rara la diagnosi di Disturbo Non-Verbale dell'apprendimento (NLD). Questo non è dovuto solo alla scarsa attenzione rispetto alle abilità visuo-spaziali in ambito scolastico, ma anche al fatto che non esistono dei criteri univoci per la definizione del disturbo. 

Il bambino con NLD presenta carenze specifiche in compiti di natura non verbale e soprattutto visuo-spaziale, associate a prestazioni sufficienti in compiti verbali. Spesso (ma non necessariamente) il bambino può presentare impaccio motorio e difficoltà nelle competenze grosso-motorie coinvolte nella cura di sé e nel gioco, come ad esempio, allacciarsi le scarpe, saltare o andare in bicicletta. 

Inoltre, nei test standardizzati che esaminano le abilità visuo-motorie e visuo-spaziali, il bambino fornisce prestazioni significativamente al di sotto della media e presenta difficoltà in compito come ricalcare, colorare, tagliare con le forbici e scrivere.
Al contrario, questi bambini solitamente manifestano uno sviluppo linguistico adeguato, possiedono un ricco vocabolario, tendono ad essere molto loquaci e a parlare continuamente senza lasciare spazio all'interlocutore (Rourke, 1995).

E' presente una notevole variabilità nelle prestazioni scolastiche ottenute da questi bambini. Gli apprendimenti strumentali di base possono mettere in gioco diverse abilità di tipo visuo-spaziale, come nell'incolonnamento dei numeri e nella gestione dello spazio del foglio.
In particolare, le aree di apprendimento scolastico che risultano maggiormente compromesse riguardano quegli ambiti che includono la manipolazione di informazioni visuo-spaziali, come il disegno, la matematica, la geometria, la scrittura, la geografia. 


Riferimenti bibliografici: Cornoldi C., Zaccaria S. (2011). In classe ho un bambino che...". Giunti Scuola Srl.

Cos'è il disturbo da deficit di attenzione e iperattività/impulsività (ADHD)

14/1/2016

 
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"Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività" (ADHD) è l'etichetta diagnostica (DSM-IV, 1994) usata per descrivere dei bambini che presentano difficoltà nel mantenere l'attenzione, nel controllare il movimento e tendenza all'impulsività. In particolare, possono essere presenti tutti questi aspetti o uno solo di essi.
E' importante osservare che il concetto di attenzione è multidimensionale e si riferisce a diversi aspetti: attenzione sostenuta, selettiva, divisa, focalizzata e shift attentivo.
Gli studi più recenti sono concordi nell'affermare che il problema più evidente nell'ADHD sia il mantenimento dell'attenzione (attenzione sostenuta), soprattutto durante attività ripetitive o noiose. Questi bambini, rispetto ai loro coetanei, presentano un'evidente difficoltà nel rimanere attenti o a lavorare su uno stesso compito per un periodo di tempo sufficientemente prolungato.

Le difficoltà si possono evidenziare anche nelle situazioni di gioco, nelle quali il bambino manifesta frequenti passaggi da un'attività a un altra. Tuttavia, in alcune situazioni che richiedono attenzione, il bambino con ADHD non presenta particolari problemi (ad esempio, nel giocare con dei videogiochi). Quindi, il problema principale sembra riguardare la capacità di autoregolazione, cioè di regolare autonomamente il proprio comportamento, inclusa l'attenzione.
Il bambino con ADHD sembra invece avere una buona capacità nel regolare il proprio comportamento quando viene guidato da altri (eteroregolazione), soprattutto nella relazione a due adulto-bambino.

Un'altra caratteristica dell'ADHD, che può essere associata o meno al problema di attenzione, è l'iperattività, ovvero un eccessivo livello di attività motoria: il bambino manifesta continua agitazione, difficoltà a stare seduto e fermo al proprio posto.

L'impulsività, invece, si manifesta nella difficoltà a dilazionare una risposta, a inibire un comportamento inappropriato e ad attendere una gratificazione. I bambini impulsivi rispondono troppo velocemente, interrompono frequentemente gli altri quando stanno parlando e non riescono ad aspettare il proprio turno.
Inoltre, l'impulsività si manifesta anche nell'intraprendere azioni pericolose senza considerare le possibili conseguenze negative.

Fonte: ADHD a scuola. Strategie efficaci per gli insegnanti-Le guide Erickson (2013).

    Dott.ssa Maria Rosaria Tamborrino

    Psicologa e psicoterapeuta

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